Daniel Kahneman, psicologo e Premio Nobel per l'economia, definisce edonia come lo studio di “ciò che rende le esperienze e la vita piacevoli o spiacevoli”.
Egli identifica nella massimizzazione della felicità umana il suo scopo principale e collega il benessere soggettivo alla soddisfazione di vita.
La prospettiva edonica trova le sue basi filosofiche in Aristippo, terzo secolo a.C., che definiva il piacere come un bene esclusivo e personale da ricercare, raggiungibile attraverso la capacità di mantenere il controllo nelle situazioni avverse e in quelle favorevoli per arrivare ad un adeguato adattamento ad esse.
Per questo filosofo, lo scopo della vita veniva collegato alla sperimentazione del massimo livello di piacere e felicità, risultato della somma dei singoli momenti edonici, di massimo piacere.
Dall'altra parte, la base filosofica dell’eudaimonia può essere trovata negli studi di Aristotele. Infatti, il filosofo greco fu il primo ad introdurre questo termine criticando duramente l’idea di felicità intesa come semplice soddisfacimento di bisogni e desideri, andando a contrapporre “la vita piacevole con la vita buona”.
La sua idea è che la vera felicità sia fondata sull’espressione delle proprie virtù (AUTO-REALIZZAZIONE) e che il fine ultimo della vita sia quello di impegnarsi a realizzare la propria vera natura.
Secondo Waterman, l’autore che per primo tradusse la distinzione teorica “edonia vs. eudaimonia” proposta da Aristotele nei dualismi psicologici di “semplice piacere vs. espressione del sé”, l’eudaimonia può essere definita come: “the feelings accompanying behavior in the direction of, and consistent with, one’s true potential”.
Essa va oltre al concetto di felicità e viene accostata al benessere venendo inteso come generato dal rispetto e della realizzazione della propria vera natura e come il risultato dell’inseguimento e raggiungimento di obiettivi positivi (Ryan, Huta, e Deci, 2006).
Il benessere soggettivo non sarebbe quindi un risultato o uno stato finale, quanto piuttosto un processo di auto-realizzazione.
Tale processo si realizza vivendo secondo il proprio “vero sé”, sentendo e conoscendo le proprie affinità, svolgendo attività profondamente coerenti ai propri valori e alla propria natura e in grado di impegnare e coinvolgere in modo "pieno", al punto da far sentire i soggetti intensamente "vivi" e autentici (leggi Scopo di Vita).
La cultura greco/cristiana ci voleva privare della eudaimonia aristotelica, ma fortunatamente non ci è riuscita, è prevalsa la spinta alla propria realizzazione (ricerca della felicità) che niente ha a che fare con il becero consumismo idolatrato all’ inizio dagli americani (edonismo reganiano) e poi importato anche in Europa.
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