venerdì 20 marzo 2015

Perché si tende ancora a parlare di TERAPIA (delle malattie) invece che di PROMOZIONE (delle risorse)?


La "Psicologia della Salute e del Benessere" come disciplina formale si è affermata negli Stati Uniti solamente nell'ultimo quarto del secolo scorso, per poi espandersi in Europa.

Questa nuovissima branca della psicologia si diffuse rapidamente in quanto avvenne un grosso mutamento nella prevalenza delle principali tipo di patologie nei Paesi Occidentali. Vi era sempre meno prevalenza di malattie infettive di tipo acute, mentre, parallelamente le malattie con decorso di tipo cronico(cancro, diabete, incidenti stradali, malattie neurologiche etc) sono notevolmente aumentate.

La crescita di malattie con questo tipo di decorso ha favorito l'ingresso della figura dello psicologo, in quanto esso doveva occuparsi delle dinamiche psicologiche-comportamentali del paziente affetto di malattia cronica, per far in modo che questo possa affrontar tale ostacolo nei modo più costruttivo e positivo possibile.

Tuttavia, questo tipo di implicazione della psicologia della salute, certamente importante nei suoi sviluppi attuali, rischia di minimizzare la vera novità che si manifesta nelle parole "salute" e "benessere", cioè quella di una nuova concezione del percepire il proprio stato psico-fisico che non è più inteso come "assenza di malattia", ma come "stato di benessere fisico, psichico e sociale", come negli anni Cinquanta del secolo scorso l'Organizzazione Mondiale della Sanità definì.

Una motivazione secondo la quale il benessere è ancora "impregnato" dal modello biomedico tradizionale è l'utilizzo ancora diffuso di termini, codici linguistici consolidati nel campo della malattia, oltre che della vistosa assenza di parole e metafore in grado di rappresentare i concetti originali della salute e del benessere.

Altra motivazione caratterizzante di questo divario esistente tra modello biomedico tradizionale incentrato sulla terapia e modello della salute incentrato sulla promozione delle risorse è la mancanza di un chiaro quadro teorico e concettuale da parte di quest'ultima in confronto alla ricchezza di conoscenze della medicina tradizionale.

L'obiettivo che ci dovremmo prefiggere per migliorare la nostra vita quotidiana è quindi quello di affiancare la promozione delle risorse alla terapia delle malattie, poiché, come dice Bertini in "Psicologia della salute, 2012", "...il bisogno di sopravvivenza si risolve non solo negli ingranaggi della difesa dalla morte ma anche in quelli della speranza di vita, di cui il ben-essere è vettore sostanziale".

Pertanto, la scienza della malattia e quella della salute dovrebbero essere complementari, non alternativi, ai fini di portare la società e le persone a perseguire un benessere psicologico maggiore, qualunque sia la condizione psicofisica, sociale, economica di queste.







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