sabato 3 ottobre 2015

World Smile Day: la Giornata Mondiale del Sorriso

Carissimi followers, ieri era il "World Smile Day", la Giornata Mondiale del Sorriso, che si apre, come ogni anno, il primo venerdì di ottobre. 
La giornata si è celebrata per la prima volta nel 1999, mentre la faccina sorridente  è nata da un'intuizione di Harvey Ball, il creatore dello "smile". 
L'emoticon, o semplicemente faccina  di cui non possiamo fare a meno quando scriviamo un sms o un'e mail, compie quest'anno 52 anni! Come gli venne questa idea? Nel 1963, Harvey Ball
la immaginò e creò per una compagnia di assicurazioni di Worcester, la State Mutual Life Assurance Company, la quale venne acquistata dalla Guarantee Mutual Company of Ohio, con  la conseguenza che i dipendenti ebbero un forte calo morale, tristezza. Da lì ebbe l'illuminazione: creare una faccia stilizzata sorridente da mettere sulle scrivanie e stampare su alcuni poster per tirargli su il morale.
"Lo smile non ha partito politico, non ha geografia, non ha religione - sintetizza il sito web del World Smile Day - l'idea di Harvey era di dedicare un giorno ogni anno a sorridere".
Parecchie ricerche e studi neurofisiologici hanno dimostrato che ridere e sorridere porta notevoli benefici al nostro sistema integrato e inscindibile corpo-mente. Alcuni dei principali benefici del ridere e sorridere che sono stati dimostrati sperimentalmente sono:
1) Netto crollo del livello di cortisolo, uno dei principali ormoni dello stress
2) Riduce la tossicità da stress sia nei suoi effetti diretti sul cervello (perdita di neuroni dell’ippocampo e di altre aree sensibili) sia nei suoi effetti indiretti, come in quelli immunosoppressivi.
3) Aumento dei linfociti NK(natural killer), rinforza il sistema immunitario. 

4) Maggior resistenza al dolore.

5)Effetto di riduzione dell’attivazione dei circuiti che mediano l’espressione di emozioni negative. In altre parole, un effetto ansiolitico senza l’azione sedativa dei farmaci che si impiegano a questo scopo

6) Favorisce dilatazione vasi sanguigni e ne abbassa la pressione.

7) Permette il rilascio di endocrine, ormone del rilassamento e del benessere psicofisico.

Allora, vogliamo sorridere alla vita sempre e nonostante le avversità o vogliamo passarla a lamentarci e a piangersi addosso???


 

mercoledì 20 maggio 2015

Edonia ed Eudaimonia : quale definisce al meglio la FELICITÀ?







Daniel Kahneman, psicologo e Premio Nobel per l'economia, definisce edonia come lo studio di “ciò che rende le esperienze e la vita piacevoli o spiacevoli”. 
Egli identifica nella massimizzazione della felicità umana il suo scopo principale e collega il benessere soggettivo alla soddisfazione di vita.

La prospettiva edonica trova le sue basi filosofiche in Aristippo, terzo secolo a.C., che definiva il piacere come un bene esclusivo e personale da ricercare, raggiungibile attraverso la capacità di mantenere il controllo nelle situazioni avverse e in quelle favorevoli per arrivare ad un adeguato adattamento ad esse. 
Per questo filosofo, lo scopo della vita veniva collegato alla sperimentazione del massimo livello di piacere e felicità, risultato della somma dei singoli momenti edonici, di massimo piacere.

Dall'altra parte, la base filosofica dell’eudaimonia può essere trovata negli studi di Aristotele. Infatti, il filosofo greco fu il primo ad introdurre questo termine criticando duramente l’idea di felicità intesa come semplice soddisfacimento di bisogni e desideri, andando a contrapporre “la vita piacevole con la vita buona”.
La sua idea è che la vera felicità sia fondata sull’espressione delle proprie virtù (AUTO-REALIZZAZIONE) e che il fine ultimo della vita sia quello di impegnarsi a realizzare la propria vera natura.

Secondo Waterman, l’autore che per primo tradusse la distinzione teorica “edonia vs. eudaimonia” proposta da Aristotele nei dualismi psicologici di “semplice piacere vs. espressione del sé”, l’eudaimonia può essere definita come: “the feelings accompanying behavior in the direction of, and consistent with, one’s true potential”.
Essa va oltre al concetto di felicità e viene accostata al benessere venendo inteso come generato dal rispetto e della realizzazione della propria vera natura e come il risultato dell’inseguimento e raggiungimento di obiettivi positivi (Ryan, Huta, e Deci, 2006). 
Il benessere soggettivo non sarebbe quindi un risultato o uno stato finale, quanto piuttosto un processo di auto-realizzazione.

Tale processo si realizza vivendo secondo il proprio “vero sé”, sentendo e conoscendo le proprie affinità, svolgendo attività profondamente coerenti ai propri valori e alla propria natura e in grado di impegnare e coinvolgere in modo "pieno", al punto da far sentire i soggetti intensamente "vivi" e autentici (leggi Scopo di Vita).

mercoledì 22 aprile 2015

12 PREGIUDIZI SULLA FIGURA DELLO PSICOLOGO

La figura dello psicologo ancora oggi non è definita, per l'opinione comune. È considerata talvolta come una persona dotata di "poteri magici", e altre volte come un venditore di "aria fritta".



Come se non bastasse, lo psicologo, sempre secondo l'opinione comune, è considerato come colui che cura le malattie mentali, oppure "i matti".




Sappiamo benissimo che oggi la figura dello psicologo è una figura poliedrica, in quanto può operare in quasi tutti gli ambiti lavorativi, e quindi non solo in quello clinico. Sappiamo, inoltre, che esiste anche la psicologia del benessere, che completa la figura dello psicologo clinico, cosicché la prima branca si occupa della promozione della salute e del potenziamento delle risorse umane.

Ma veniamo alla parte divertente: i PREGIUDIZI più comuni sulla figura dello "strizzacervelli"!




A ogni singolo pregiudizio seguirà una spiegazione e confutazione!!

Seguiteci!!

domenica 19 aprile 2015

Come fare esperienze di MINDFULNESS nella vita quotidiana?





Prima di tutto, dobbiamo fare nostro il concetto che per fare esperienze di MINDFULNESS, il primo passo è FERMARSI, cioè "fare il non fare", non diventando passivi e incoscienti, ma responsabili e attivi nel premere il tasto "pausa" durante la nostra giornata.

La capacità di FERMARSI si attua attraverso il controllo del RESPIRO (aria che esce..aria che entra) e del nostro PASSO(camminare piano/veloce, sentire il rumore dei nostri piedi che aderiscono alla superficie sulla quale stiamo camminando). Dunque, le due pratiche fondamentali per la MINDFULNESS sono: RESPIRAZIONE CONSAPEVOLE E CAMMINATA CONSAPEVOLE
(Thich Nhat Hanh, 2009).
Se si imparano ad attuare queste due pratiche, tutte le azioni quotidiane ci risulteranno più semplici da svolgere.

FERMARSI non significa per forza arrestare il nostro movimento fisico, non deve quindi aver una valenza motoria, ma significa saper modulare la frenesia e l'irrequietezza e il costante fluttuare altrove nello spazio e nel tempo della nostra mente, non mediante un'azione repressiva, ma attraverso l'intenzione di riportare la propria coscienza al momento presente che stiamo vivendo, al "qui e ora".
Dal nostro corpo e dalle sue funzioni biologiche la MINDFULNESS agisce.
Fermiamoci un attimo, chiudiamo gli occhi, siamo in questo momento della nostra vita, sentiamo il diaframma con il suo ritmico contrarsi...inspirazione...espirazione...inspirazione...espirazione...e così via.

Percepiamo il nostro respiro, ma non pensiamolo, in quanto il fondamento della MINDFULNESS è il corpo.

Per quanto riguarda la CAMMINATA CONSAPEVOLE, da essa ha origine la MEDITAZIONE CAMMINATA, cioè il camminare con il fine di....CAMMINARE! Questa pratica ha come focus il contatto dei nostri piedi con il terreno. L'obiettivo è percepire il succedersi delle posizioni di ogni piede che si solleva, che avanza (rimanendo dunque in quel momento solo con l'appoggio dell'altro piede) e che prende di nuovo contatto con la terra e mentre avviene questo contato, l'altro piede può allora sollevarsi a sua volta, avanzare (mentre si resta quindi nuovamente con un piede solo appoggiato) e cercare il suo nuovo contatto con il suolo. (G.Amadei, 2013)

Il periodo lungo di prima è stato volutamente prolisso, poiché si vuole intendere attraverso quali modalità cognitive un praticante di MINDFULNESS debba concentrarsi sul proprio corpo.

Le due pratiche sopra descritte sono considerate FORMALI, cioè fine a sé stesse, mentre esistono cosiddette pratiche INFORMALI per far uso del MINDFULNESS.
Queste modalità infornali riguardano tutte quelle esperienze di MINDFULNESS che si possono esperire nella quotidianità, piccoli gesti, azioni, interazioni che tutti i giorni noi compiamo. Esempi: risveglio, vestirsi, viaggiare in treno, guidare, essere seduti al proprio posto di lavoro, mangiare etc

Tutte queste azioni, gesti, interazioni possono essere visti in ottica del MINDFULNESS in questo modo, ecco a voi alcuni esempi:

1) RISVEGLIO : "appena ti svegli, prenditi qualche momento per diventare consapevole del mondo che ti sta attorno. Senti quanto è morbido il tuo cuscino, osserva quanta luce c'è nella stanza, ascolta i rumori. Entra in sintonia con il tuo respiro".

2) PRANZO : "prova a mangiare in silenzio, lentamente, assaporando il cibo ed il piacere di stare in modo quieto con te stesso".

3) VIAGGIO IN TRENO, BUS,METRÒ : "quando sei sul mezzo pubblico, prova per qualche minuto a non leggere, a non ascoltare musica dalle cuffie, a non usare lo smart-phone, ma a sentire il proprio respiro, e quindi il proprio corpo".

4) GUIDARE LA PROPRIA AUTOMOBILE : "se devi guidare la tua auto, prima di accenderla, prova a fermarti un attimo, concentrandosi sul proprio respiro e sul proprio corpo per qualche minuto, e poi inizia a guidare con consapevolezza".


Imparare a utilizzare queste pratiche (formali e informali) dovrebbe essere uno dei nostri modi per procurarci BENESSERE e ridurre il nostro stress. Non a caso il "MINDFULNESS BASED STRESS REDUCTION" è il programma di psicologia del benessere per eccellenza, utilizzato in tutti i paesi europei e non,  ha questa finalità!

Prossimamente verrà pubblicata una mini-guida per praticare MINDFULNESS, dedicata a tutti voi !


sabato 18 aprile 2015

Un film per "STARE BENE"

Prima di definire le modalità in cui un film può generare benessere, è necessario tenere presente che un film non è altro che un artefatto narrativo, ossia il prodotto di un azione comunicativa che trae origine dal pensiero narrativo, in cui la narrazione prodotta è caratterizzata  dalla permanenza  tanto dei contenuti quanto dei segni scelti per trasmettere tali contenuti.
Il contenuto di un artefatto narrativo può riferirsi ed espandere ulteriormente il mondo delle conoscenze enciclopediche degli individui. Tutto può potenzialmente divenire contenuto di una narrazione e al contempo il contenuto della narrazione può sviluppare, creare e inventare esperienze, mondi e oggetti.

Le potenzialità di un film di coinvolgere e creare benessere dipendono in parte da un equilibrio tra la dimensione emotiva e cognitiva dell'individuo che si deve creare durante la fruizione.
In particolare la trama del film deve rispettare i modelli mentali dei potenziali fruitori non sovraccaricando quindi la mente con un numero eccessivo di inferenze logiche. Il film tuttavia non deve nemmeno essere troppo semplice e scontato, deve infatti sollecitare il fruitore a compiere inferenze rispetto a percorsi impliciti voluti dal narratore. 

Alcuni film producono uno straordinario effetto sul benessere dell'individuo, poichè consentono di affrontare e rielaborare esperienze importanti della vita del soggetto. Attraverso i meccanismi di immedesimazione, identificazione, empatia e simpatia il fruitore si rivede nel protagonista o comunque assume la sua prospettiva riflettendo su situazioni analoghe a quelle vissute da quest'ultimo.

Un'altra conseguenza positiva della visione di un film è quella di ampliare i mondi e i se possibili del soggetto che potrà quindi individuare e immaginare soluzioni creative diverse da quelle sperimentate nella realtà.

Da un punto di vista emotivo guardare un film è sempre fonte di esperienze emotivamente positive, sia per i creatori del film che per i fruitori,  da un punto di vista sensoriale invece è un'esperienza "saturante" poichè coinvolge più sensi e il binomio mente-corpo.

Per concludere, guardare un film può essere fonte di arricchimento e riflessione personale e, al pari di un libro, permette a tutti noi di conoscerci meglio e di migliorarci. 

martedì 14 aprile 2015

Perché fa bene praticare la MINDFULNESS?


La prima cosa, e più importante, che dobbiamo comprendere riguardo la Mindfulness è che essa ci insegna a PRENDERCI CURA DI NOI STESSI. E questo è il fattore spesso determinante per la guarigione dalle malattie fisiche e psichiche e per mantenere un livello ottimale di benessere.

Dal punto di vista delle evidenze scientifiche degli effetti della Mindfulness sul nostro sistema mente-corpo, vengono utilizzati diversi strumenti per valutarne la validità, come i questionari autosomministrati(self-report) e la risonanza magnetica funzionale per poter osservare quali zone del cervello si attivano durante la pratica di questo metodo.

Bisogna inoltre distinguere tra Mindfulness "di tratto", intesa come caratteristica stabile e mantenuta nel tempo, e Mindfulness "di stato", cioè occasionalmente, se pur non casualmente, presente.

Varie pubblicazioni scientifiche (Chadwich et al. 2008) (Davidson e Begley, 224, 2012)(Brown e Ryan, 2003) (Dekeysser et al. 2008) e altre, hanno dimostrato gli effetti della Mindfulness sul nostro stato di benessere psicologico. Essa è correlata positivamente con il benessere psicologico in tutti i target di età, con persone aventi e non aventi disagi psichici e ed è correlata con una maggior resistenza allo stress. Inoltre sono state trovate correlazioni positive tra la pratica di Mindfulness e quello di vitalità, stima di sé, competenza, soddisfazione di vita, ottimismo, capacità di autonomia, affetti positivi, empatia, flessibilità cognitiva (Moore e Malinowski, 2009), riduzione sintomi somatici soggettivamente percepiti(mal di testa, stanchezza, difficoltà digestive) e aumento delle emozioni positive (Fredrikson et al. 2008).

Il benessere soggettivo esperito dalle persone che hanno iniziato a praticare la Mindfulness è risultato correlare con un aumento della risposta del sistema immunitario nei confronti di un virus esterno, che a una riduzione degli ormoni degli stress (Davidson e colleghi, 2003) (Tan e colleghi, 2007).

Questa tecnica di rilassamento sfrutta la plasticità del nostro cervello per promuoverne le funzioni integrative della corteccia prefrontale (sede dei processi decisionali e dell'etica), che sono implicate in  tutte quelle dimensioni cognitivo/emozionale che riguardano la propria persona( gestione emozioni, regolazione corporea, sintonia interpersonale etc), col risultato che ci si concentra molto di più su sé stessi. (Brown e Ryan, 2003) (Carmody e Baer, 2008).

La Mindfulness, secondo Gherardo Amadei (2013), "..non prefigura una risposta(ad esempio non ti dice di -pensare positivo- o di -andare dove ti porta il cuore-), la Mindfulness non è una risposta, è un invito a porsi domande e poi, interrogato tutto il nostro essere, dalla testa ai piedi, dalla superficie alla profondità, da destra a sinistra, dal sistema nervoso centrale a quello periferico e al sistema endocrino ecc, fa emergere ciò che è necessario per compiere una retta azione, che potrebbe anche essere una non azione". In sintesi, fa prendere la decisione giusta!!!

Questa rassegna (chiaramente non completa, data le numerose pubblicazioni scientifiche prodotte in materia) ci dimostra che questa tecnica di rilassamento ha effettivamente notevoli effetti positivi sul benessere psicofisico di un individuo.

Immagino che non vediate l'ora di provarla e testarla su voi stessi!

Prossimamente vi racconteremo in che ambiti e come può essere pratica la Mindfulness.

"Keep calm and stay POSITIVE"


giovedì 9 aprile 2015

MINDFULNESS : un metodo per VIVERE PIENAMENTE ogni singolo momento della nostra vita!




Attraverso la MINDFULNESS una persona può finalmente liberarsi da ciò che ha limitato la sua libertà di capire chi è veramente.

In questa società così frenetica e superficiale, dove si bada solo all'apparenza (chiaramente non intendo "far di tutta l'erba un fascio"), fermarsi e ricominciare (o cominciare per la prima volta) a sentirsi (a partire dalla percezione del proprio respiro,  del corpo come fondamento del Sè) conduce a ritrovarsi. 

"Ritrovarsi" significa raggiungere una nuova intimità con sé stessi che permette di vivere in questa vita così complessa, in modo auto-consapevole, qualunque sia la nostra età.

Ma cos'è esattamente la MINDFULNESS?

"Essa non è un'abilità cognitiva che un individuo può possedere o meno, ma una modalità di essere che è sostenuta da un'attenzione non giudicante, non selettiva, nei confronti di se stessi e degli altri, momento per momento." (G. Amadei, 2013)

"La modalità pratica più efficace per comprendere la mente, questo è il punto di partenza; lo strumento perfetto per dare nuova forma alla mente, questo è il punto di passaggio; l'evidente manifestazione della raggiunta libertà della mente, e questo è il punto culminante" (Jon Kabat Zinn, 290-291, 2011)

"La mindfulness è al tempo stesso un mezzo ed un fine, il seme ed il frutto...ci libera dalla distrazione e dalla dispersione e ci consente di vivere pienamente ogni istante..è l'energia dell'essere consapevoli e svegli nel presente. È la pratica costante di toccare la vita profondamente in ogni momento." (T.N. Hahn, 2009)

In sintesi, essa è una modalità di vivere CONSAPEVOLMENTE, che permette di vedere le cose della vita così come sono, e che dà valore all'essere VIVI, a tutto ciò che succede all'interno del nostro corpo e a ciò che ci circonda.

Tale consapevolezza è FOCALIZZATA in modo esclusivo (nei limiti del possibile) su un singolo oggetto (il respiro, un suono, il battito, una persona con cui si sta parlando, una sensazione corporea, l'esperienza che si sta vivendo), è rivolta al MOMENTO PRESENTE, cioè orientata in modo esclusivo( sempre nei limiti del possibile) verso l'esperienza che si sta vivendo ora, e NON CATEGORIZZANTE, cioè orientata in modo esclusivo (ovviamente nei limiti del possibile) all'esperienza in cui ci si trova, senza usare le categorie, le classificazioni e i giudizi abituali per comprenderla.

Questo tipo di attenzione/consapevolezza ci porta a scoprire il vero volto della realtà, senza filtri, facendo in modo che ogni singola esperienza sia sempre percepita come una novità!

Non vedere la realtà così com'è, negarla, creando le cosiddette "realtà illusorie e distorte", alla lunga non  permetterà all'individuo di percepire benessere, in quanto non viene sfruttato il potenziale di trasformazione che nasce quando viene affrontato ogni singolo evento/esperienza "di petto".

Vivere nell'illusione, coltivare realtà mentali distorte, negative o positive che siano, rispetto a come è la realtà, vuol dire essere preda di uno stato mentale non salutare e alla lunga velenoso per il benessere della persona.

Nei prossimi giorni, a seguito di questa introduzione teorica, intendiamo illustrarvi il perché faccia bene praticare la mindfulness, come fare esperienze di questo tipo, e come portarla nella vita di tutti i giorni!


"La cosa più difficile è veder chiaro, ingenuamente e coi propri occhi"
Bernard Berenson, I pittori italiani del Rinascimento

Il Magnetismo Personale






Con l'espressione "magnetismo personale" si intende designare quel tipo di fascino che alcuni individui producono sui loro simili, ispirando simpatia, interesse, considerazione. Si tratta di quell'indefinibile e sottile irradiazione che si sprigiona dal fisico di una persona, suscitando l'impressione di un serbatoio di forze capaci di attirare, proprio come un campo magnetico attira tutto ciò che si trova in sua prossimità
Alcuni individui nei rapporti con gli altri risultano essere più simpatici, interessanti, carismatici di altri, suscitano un'istintiva corrente di attenzione su se stessi. 

La loro presenza è gradita, si prova come un bisogno di renderseli amici, di conquistare la loro stima. 
Molti sono ancora gli interrogativi che gravitano intorno al concetto di magnetismo personale, tuttavia quello che si sa per certo è che canoni estetici, reddito e qualità morali non sono fattori determinanti per delineare le caratteristiche della persona magnetica.

Seguendo quanto prescritto dal metodo del Prof. Auguste Rolland si può dire che il magnetismo personale derivi da una accentuata "coerenza individuale" per cui i gesti e i movimenti sono altamente coerenti. si ritiene MAGNETICA una persona il cui modo di fare trasmetta particolare  sicurezza che tecnicamente si traduce in "coerenza del messaggio", ossia l'esprimersi coerentemente a più livelli comunicativi (linguaggio verbale e non verbale). 
I meccanismi sottostanti alla comunicazione sono in stretto rapporto con la consapevolezza ed il controllo che l'individuo ha di se stesso. 

Molte persone si concentrano su l'uno o sull'altro aspetto, o vogliono migliorare la comunicazione o vogliono migliorare loro stessi.
Esiste una terza strada, rappresentata da una sinergia tra le due dimensioni, per la quale è utile esercitare il proprio "fascino", "carisma" attraverso la scoperta e la valorizzazione di se stessi. 
Riconoscere e coltivare i propri talenti e interessi è il primo passo per essere più sicuri riguardo a noi stessi, non ci si può fingere una persona magnetica poichè un eventuale incoerenza tra ciò che manifestiamo comunicando e ciò che realmente siamo verrà colta anche a livello inconscio da chi ci circonda.

Secondo William Walker Atkinson esistono diverse regole per aumentare il proprio magnetismo personale:

1) Credere in se stessi

2 )Imparare a usare gli strumenti che abbiamo a disposizione, l'unico modo per farlo è quello di esercitare un continuo automonitoraggio al fine di prendere nota dei comportamenti che riteniamo sbagliati o disfunzionali e correggerli attraverso un impegno quotidiano verso noi stessi e gli altri

3) Essere portatori di verità; al di là della nostra volontà a proferire il vero ,molte volte ci troviamo di fronte ad informazioni false, è necessario saper riconoscere tali informazioni al fine di non riproporle ad altri così da mantenere una certa credibilità

4) Non confondere l'amore per se stessi con l'egoismo

5) Avere "tatto", si può definire come l'arte di essere piacevoli nei confronti delle altre persone

6) Dato che esistono diversi tipi di persone e classi di persone è necessario avere una buona capacità di "adattamento relazionale", ciò si traduce in un interesse verso le passioni e gli hobby altrui

7) Avere una mente aperta, rispettare le credenze altrui senza cercare di convincere il prossimo delle proprie convinzioni a tutti i costi

8) Avere una buona dose di autocontrollo

9) Contatto visivo, per trasmettere sicurezza e positività è necessario guardare il proprio interlocutore negli occhi




martedì 31 marzo 2015

La "LIFE SKILLS EDUCATION" (LSE) : le COMPETENZE DI VITA



Le Life Skills sono le "competenze di vita" e "per la vita", come definite dall'Organizzazione Mondiale della Sanità negli anni Novanta.


 Esse consentono di gestire efficacemente le svariate richieste, problematiche e sfide della vita quotidiana, risultando alla base di ogni processo di SVILUPPO e di PROMOZIONE DELLA SALUTE.



Queste competenze di vita possono essere inquadrate in 5 aree: una relativa al pensiero, una riguardo al rapportarsi con altri individui, una all'area emozionale e una alle capacità cognitive e decisionali.


Competenze di vita (LS)

Le Life Skills sono nate dall'interesse di diverse nazioni a SVILUPPARE, MIGLIORARE, VALUTARE e ADATTARE alla propria cultura i vari progetti di salute, con l'obiettivo di progettare interventi di PROMOZIONE, PROTEZIONE e PREVENZIONE soprattutto nella scuola.

L'OMS, secondo la raccomandazione n° 4 del Comitato degli Esperti (Ginevra, 1996), ha dichiarato che per raggiungere l'obiettivo Salute per tutti gli anni 2000, "ogni scuola deve mettere in grado bambini e adolescenti, a tutti i livelli, di conoscere gli aspetti critici della salute e sviluppare le competenze di vita".

Coerentemente col modello salute e con l'obiettivo prefissato dall'OMS, il compito dello psicologo della salute è quello di "sollecitare lo sviluppo delle risorse e delle competenze psicosociali, mettendo a disposizione di tutte le componenti della scuola il patrimonio di conoscenze che, via via, la scienza psicologica è in grado di offrire. Un coerente processo formativo accomuna gli studenti, e chi se ne prende cura (insegnanti, ndr), nella tensione condivisa verso lo sviluppo di migliori competenze psicosociali."(Bertini, 2012).

Le competenze di vita, quindi, dovrebbero essere insegnate fin dall'inizio del percorso di vita di un individuo, al fine di promuovere un'ottica di promozione delle risorse, di empowerment e di benessere.

Nonostante i numerosi convegni svolti su questo tema, le pubblicazioni e le ordinanze emesse dall'OMS, siamo ancora lontani nel raggiungere l'obiettivo Salute, poiché viviamo ancora in un mondo intriso dal modello biomedico tradizionale. Tuttavia, piano piano, tutti stiamo prendendo coscienza di quanto sia importante e quanti benefici porti, un orientamento volto alla promozione delle nostre competenze, risorse, finalizzato al miglioramento della nostra vita, a partire da qualsiasi condizione in cui viviamo.