“Una persona con disabilità ha mille e più ragioni per essere arrabbiata con la vita e quando accade nessuno ha il diritto di biasimarla. Però, posso dire con certezza che io senza le gambe ho scoperto di poter fare più cose di quante ne servono a riempire il tempo a disposizione e sono certo che sia così per tutti…”
Alex Zanardi, intervistato da
“Il Giornale”(http://salute.ilgiornale.it/news/20981/--alex-sport-disabilit/1.html)
Tutti conoscono la storia di Alex Zanardi, ma quello che non tutti sanno è che quest’uomo rappresenta un esempio di ciò che nel campo della psicologia della salute e del benessere, viene definito RESILIENZA.
Ma che cos’è e come può essere definita la “resilienza”?
Innanzitutto, il termine “resilienza” è una parola di etimologia latina che indica la proprietà di alcuni materiali di resistere agli urti senza rompersi. Nei paesi di lingua anglofona questo termine è frequentemente utilizzato, ma con una connotazione di tipo morale: è resiliente l’individuo che subito un trauma, lo assorbe, di conseguenza soffre, e infine reagisce positivamente e in modo costruttivo, riuscendo a rendere il trauma come una tappa del proprio percorso di crescita personale.
Secondo Froma Walsh in “La Resilienza famigliare”(2008), essa può essere definita come “la capacità di riprendersi e di uscire più forti e pieni di nuove risorse dalle avversità. È un processo attivo di resistenza oppure hardiness, ovvero di autoriparazione e di crescita in risposta alle crisi e alle difficoltà della vita”.
Quindi, nonostante l’handicap subito, l’ex pilota ha dimostrato e dimostra una grande capacità di accettare il proprio disagio, attraverso un riconoscimento dei propri limiti e punti deboli, reinventatosi una nuova vita, fissandosi dei nuovi obiettivi, e intraprendendo attività agonistiche per atleti con disabilità fisiche, conseguendo una notevole autoefficacia e benessere psicologico . Alex Zanardi ha dunque tutte quelle caratteristiche atte a definirlo come resiliente.
Il suggerimento per tutti i nostri lettori è quello di “prendere la vita di petto, senza mai tirarsi indietro, né arrendersi” dinanzi a tutti gli eventi traumatici e stressanti a cui essa ci mette alla prova.
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